Con occhi femminili, quelli delle padrone dei fornelli, Stefania Aphel Barzini riscrive la storia d'Italia attraverso il cibo.
STEFANIA APHEL BARZINI, FORNELLI D'ITALIA, MONDADORI
Il cibo, i modi di cucinarlo e consumarlo possono narrare un paese meglio di tante approfondite cronache storiche. E proprio oggi che in Italia la cucina - con la presentazione di pietanze sempre più ricercate e sfide gastronomiche all'ultimo piatto - è la regina della programmazione televisiva, è importante ritrovarne la memoria. Perché la (buona) tavola è un fatto sociale e culturale, è appartenenza e ricordo, la rappresentazione più intima della nostra identità, tanto che non è azzardato affermare che molti mutamenti del nostro paese possono essere letti attraverso il cibo e la sua preparazione.
Fornelli d'Italia è un viaggio nel tempo e nei tempi della nostra terra, alla scoperta di come e quanto sia cambiata l'Italia da quel fatidico 1861 in cui siamo diventati nazione.
Un viaggio raccontato da un punto di vista originalissimo, quello delle molte straordinarie cuoche che si sono avvicendate nelle cucine delle nostre case.
Infatti, mentre la gastronomia, colta e raffinata, è da sempre descritta da quegli stessi uomini che la interpretano (i grandi chef che oggi spopolano come vere star), il quotidiano «far da mangiare», costruito silenziosamente e meticolosamente dalle donne, non ha mai avuto celebri cantori.
Si parte da fine Ottocento con Marietta Sabatini, la «fida Marietta», domestica e aiutante mai abbastanza ricordata e apprezzata di Pellegrino Artusi, e con la cuoca-medico Amalia Moretti Foggia della Rovere (al secolo Petronilla); e, nei primi decenni del Novecento, con Lidia Morelli, che chiudeva mussolinianamente i suoi libri con l'esortazione: «Credere, obbedire, combattere». È poi la volta del dopoguerra e degli anni del boom economico, ricchi di speranze e promesse, dai quali le donne (e le loro cucine), insieme al resto del paese, usciranno trasformate per sempre, grazie all'invenzione di sofisticati e insostituibili elettrodomestici, oltre a tantissimi nuovi prodotti e utensili.
Per arrivare al più recente fenomeno delle donne migranti, che a poco a poco entrano nelle nostre case e non solo portano in tavola gli ingredienti delle loro terre d'origine, ma cambiano anche alcune nostre abitudini alimentari e modi di vivere. Concludendo, inevitabilmente, con gli ormai celeberrimi fornelli - talvolta forse troppo scintillanti e poco verosimili - delle chef mediatiche, le eredi dell'indimenticabile Ave Ninchi, e i menu virtuali della rete, dove spignattano inarrestabili le blogger.
Una storia interessante e curiosa che, come in un gioco di scatole cinesi, ne racchiude molte altre, ricche di personaggi sorprendenti, di aneddoti, di ricette, di ingredienti, narrate anche grazie all'aiuto della pubblicità, dei film, dei giornali e delle riviste dell¿epoca. Un «come eravamo, come siamo e come saremo», raccontato con grande ironia e autentica passione.
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