Per leggere un grande libro bisogna esserne degni; c’è orgoglio nel patire un lutto; siamo tutti mariti e mogli di seconda scelta; la mafia accademica è protetta dallo Stato; il governo va in crisi non se stanno male i poveri ma i ricchi; dopo il caso Galileo per la Chiesa si apre il caso Freud; una scimmia inventa la poesia; un pianoforte suona di notte in una stazione; c’è chi trova il senso della vita nell’ammazzare; cosa vuol dire uccidere una minorenne; c’è una psicanalisi che ammala; il difficile rapporto genitori-figli in una società in disfacimento; la fortuna di essere un poeta minore… Ferdinando Camon, «narratore della crisi», in questo libro torna ai suoi temi principali: la scrittura come rivelazione, il crollo dei valori nella civiltà contemporanea, il mondo delle piccole cose come salvezza. Racconti e riflessioni di uno scrittore necessario, che qui ripercorre la propria storia personale e quella del nostro Paese regalandoci istantanee cariche di passione e profondità. Da intellettuale libero, antipopulista, cattolico, politicamente scorretto quale è sempre stato.
Questo sito utilizza cookies di profilazione
(anche di soggetti terzi).
Proseguendo nella navigazione del sito
l’utente esprime il proprio consenso all'uso dei cookies.
Per maggiori informazioni si rimanda
all’Informativa Privacy estesa e alla Cookies Policy.