Il viaggio nel tempo che Cristina Petit intraprende in queste pagine è ricco, documentato, appassionante. Riscopre lettere, memorie, documenti, ricostruisce con empatia e vivacità narrative le trame di molte vite e di diverse epoche. E di pagina in pagina disegna una vera e propria dimensione alternativa della storia della letteratura per l’infanzia: quella che nasce dallo sguardo stesso dei bambini.
Guardando con attenzione i più grandi libri per bambini, dall’Ottocento ai giorni nostri, si scoprirà un dettaglio in comune: sono stati scritti per bambini. Veri, in carne e ossa, con occhi scintillanti, orecchie attente e manine appiccicose. Sono a volte storie ispirate proprio da loro, da figli e figlie degli autori e delle autrici, avventure magari nate da racconti attorno al fuoco o accanto al letto, da pomeriggi in barca e vacanze di famiglia. Altre volte sono state create per la necessità più prosaica di mantenerli, quei figli, dando fondo al proprio ingegno per racimolare qualche soldo, per poi ritrovarsi con un capitale non solo economico, ma di immaginazione. Così le vicende personali e professionali degli scrittori più amati dai bambini – da James Barrie a Judith Kerr, da Beatrix Potter a Maurice Sendak – e quelle dei loro personaggi si intrecciano, si richiamano e si completano: Babar e Long John Silver, Tarzan e Spotty, Winnie the Pooh e Barbapapà, e mille altri si susseguono sulla pagina insieme ai loro ispiratori, per svelarci le avventure più varie, famigliari e storiche, dietro alla loro creazione e al loro successo.
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