Tra le righe e nelle foto dell’inserto, questo è un libro che racconta anche di altri libri, quelli naufragati, incrostati dal fango, delle biblioteche sommerse: è dedicato proprio a loro. Come scrive il curatore Matteo Cavezzali: «Un libro nuovo, per ricordarsi e in qualche modo per salvarsi».
Prima c’era la terra: i campi, le case, le fabbriche, le scuole. Poi, è arrivata l’acqua. Un inferno di acqua dal cielo che tra il 15 e il 17 maggio 2023 ha devastato la Romagna. I racconti di questo libro, però, non hanno lo scopo di narrare l’alluvione: vogliono narrare, invece, la Romagna. Ci parlano di un territorio, «tra i casolari abbandonati, i canali, gli argini, i fossi, le boscaglie, i canneti: un mondo immobile». Della sua gente in ogni tempo: da una ragazza di Sant’Arcangelo degli anni Quaranta a un gruppo di giovani degli anni Duemila a spasso per la Rimini cinematografica; e da un’adolescente perduta in una rovente estate di città a una coppia di serial killer che sbagliano i loro piani. E certo, ci parlano anche, come in una cronaca dal fronte, di ciò che è successo: «Cosa mi porto via? Cosa decido di salvare?»; «Le villette all’incrocio con via Filanda Vecchia come un arcipelago tropicale »; «Le persone pascolavano in strada perché ancora non si poteva fare niente ma erano felici di stare lì, insieme, farsi compagnia per dirsi a mezza voce che tutto sarebbe tornato come prima»; «Gli amici di Cesenatico mi mandano anche foto buffe dei soccorsi in casa fatti con i pedalò, e penso che forse a salvarci sarà proprio il nostro senso dell’umorismo». Perché la Romagna, in ginocchio, non ci rimane. La Romagna si rialza e si ricostruisce. La Romagna riemerge. «Sii tu dentro un pensare che risana», come esorta la poesia che chiude la raccolta.
I diritti d’autore di questo libro andranno alle biblioteche pubbliche colpite dall’alluvione.
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