«Mai come oggi si è parlato tanto di cibo. Non esiste mezzo di comunicazione (di massa e anche meno) che non apparecchi il suo angolino del gusto (...) La letteratura, comunque, ha preceduto tutti. Non solo perché è essa stessa nutrimento (della mente, dell'anima e del corpo) ma perché da millenni gli scrittori di romanzi e di racconti non smettono di dar da mangiare e da bere ai loro personaggi (...) Gli scrittori nutrono i loro personaggi d'invenzione perché questi nutrano i lettori reali, in polpa, ossicini e nervetti».
RACCONTI GASTRONOMICI, a cura di LAURA GRANDI e STEFANO TETTAMANTI, EINAUDI
La ricetta è semplice. Prendete alcuni tra i piú grandi scrittori di tutti i tempi. Mescolate la dolcezza di un tetto di marzapane con i morsi della fame di un bambino per le strade di Mosca; la sensualità dei maccheroni alla chitarra con la golosità di una piccola peste che vorrebbe essere Billy the Kid; la pericolosa magia di un «tesoro» passato di madre in figlia con l'intelligenza strabiliante di un reportage dalla fiera dell'aragosta. Aggiungete il potere della letteratura, capace di spalancare mondi partendo dal sapore di una semplice madeleine. Imbanditi davanti a voi, trentanove racconti magistrali, che parlando di fame e di cibo toccano l'essenza stessa del piacere di vivere. Perché, come dice Joseph Conrad, il proposito di un libro sulla cucina «è uno e inequivocabile. Accrescere la felicità degli esseri umani».
Adamo ed Eva si giocarono il paradiso per una mela, Esaú vendette la sua primogenitura per un piatto di lenticchie. Da sempre gli scrittori danno da mangiare e da bere ai propri personaggi, perché questi a loro volta nutrano i lettori: i pranzi serviti sulla pagina disvelano, come per incanto, la visione del mondo di chi si mette a tavola. Forse per questo, come dice Aldo Buzzi, lo scrittore che non parla mai di cibo «ispira diffidenza, come se mancasse di qualcosa di essenziale». E gli scrittori presenti in questa antologia parlano di cibo nelle maniere piú diverse. C'è chi come Roald Dahl ci illumina sull'imprevedibile utilità di un cosciotto d'agnello quando finisce un matrimonio. Chi, come David Sedaris, commenta con arguzia irresistibile la sparizione dei ristoranti «normali» a New York, città in cui si serve «il pesce crudo annegato nel cioccolato ». Chi, come Guy de Maupassant, racconta di un giovane italiano che su un treno per la Francia sazia la sua fame grazie a una puerpera. Chi, come Katherine Mansfield, descrive l'infrangersi dell'innocenza di una ragazzina subito dopo un delizioso party in giardino. O chi, come Piero Chiara, nell'invenzione del «fungotrifola » condensa mirabilmente la forza immaginifica della scrittura, il suo saper cogliere e restituire il sapore della vita. Perché se mangiare è un bisogno primario, nutrire lo spirito è la tensione sorgiva della letteratura, e le storie qui raccolte - curiose, commoventi, intense - rappresentano l'esito di questa brama inestinguibile.
QUI Affari Italiani, QUI un estratto su Mentelocale, QUI Giuseppe Montesano sul Mattino, QUI la rassegna completa
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