Nel 1895, grazie ai fratelli Lumière e alla loro straordinaria macchina, inizia a Lione la grande avventura del cinematografo. Il giovane Marcel, apprendista giardiniere al servizio dei due fotografi, si innamora perdutamente della loro invenzione e diventa poco alla volta un esperto proiezionista. A villa Lumière, Marcel si innamora anche della ricca Antoinette Monfort, detta Nina, diciassette anni e temperamento ribelle. Ingiustamente sospettato di furto, Marcel è costretto a fuggire, e Nina lo segue. Come in un film, i due raggiungono Torino dove cominciano una nuova vita, anche se presto dovranno fare i conti con il passato proprio a causa di una pellicola girata nella stazione di Lione...
La nascita del cinema raccontata dal punto di vista di un giovane talentuoso e visionario, tra scienza e tecnica, crimini e fughe d’amore.
Guido Quarzo e Anna Vivarelli danno vita a una narrazione coinvolgente e ritmata, dove le vicende del protagonista si intrecciano con i primi esperimenti cinematografici: la ripresa del movimento, la creazione di gag, i tentativi di montaggio, le prime sale di proiezione… La storia è di finzione, ma le notizie che riguardano la diffusione del cinematografo sono storicamente accertate. Ed è vera, anzi verissima, la meraviglia che questa straordinaria invenzione suscitò in chi ebbe, all’epoca, la fortuna di condividerla.
“E in quell’istante provò un pizzico di nostalgia: sì, doveva riconoscere che un poco gli mancavano i Lumière. In fondo lo avevano sempre trattato bene, non si poteva pretendere di più. Grazie a loro aveva imparato un mestiere del tutto nuovo, ma, soprattutto, aveva capito quanto sia necessario alzare lo sguardo, pensare al futuro non come alla ripetizione di gesti sempre uguali, bensì come a una strada tutta da inventare.”
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