L'ALBERO DI STANZE

Giuseppe Lupo
 

PREMIO ALASSIO 2016
 leggi in fondo alla pagina la motivazione del premio

QUI la rassegna

"Una tra le rare voci interessanti emerse in questi anni"

Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 

A conclusione di una serie di romanzi che hanno disegnato in questi quindici anni il destino delle genti di Lucania durante il lungo e drammatico attraversamento di un tempo a lungo sospeso tra il nuovo e l'antico, la fervida e generosa immaginazione di Giuseppe Lupo si condensa in un'unica, inarrestabile ascesa nel silenzio solitario degli uomini e nel racconto che i muri evocano delle generazioni durante tutto il secolo che ormai sta per chiudersi insieme al secondo millennio dopo la nascita di Cristo.

GIUSEPPE LUPO, L'ALBERO DI STANZE, MARSILIO

Non è una saga questa di una Lucania diventata Lupania e neppure una mitica leggenda, piuttosto un paziente e amoroso rendiconto di una conquista, stanza sopra stanza, piano dopo piano, poi abbandonata per rivolgersi a nuove mete, in un altrove lontano; un bilancio tra storia e memoria dove i conti debbono in ogni caso quadrare, perché ormai vanno chiusi, e anche in fretta, con la vendita di tutta la “casa verticale”, ricorrendo a ogni forza ci venga dal riemergere dei ricordi, mentre le parole svaniscono in un definitivo silenzio.
Lupo traccia un bilancio esistenziale e morale che va oltre il rimpianto, sfidando il futuro con l'entusiasmo del sogno e la concretezza del gesto: certo, molto intanto si è perso, scomparso nei tempi che sono stati, ma altro ci aspetta e la memoria così raddoppia la forza e lo slancio; in fondo il meglio ha radici nel passato da dove veniamo, ma le nuove foglie che crescono a primavera sono protese in avanti, alla ricerca della luce del sole.
La lingua di Lupo, ogni volta sorprendente e improvvisa, si accende nell'invenzione metaforica e si rinnova tra storia e memoria, tra ragione e sentimento, tra fede e convinzione: la civiltà della tradizione, che pure scomparve nel millennio che è stato, resiste caparbia nella sete di vita dei suoi avventurosi nipoti e, quindi, ci possiede e ci appartiene persino oltre se stessa.
Di questa epopea Lupo, con L'albero di stanze, si conferma appassionato e sincero testimone, autentico e luminoso cantore, in un romanzo che segna con dolente e sofferta coscienza la conquista di una vita nuova. Cesare De Michelis

QUI la rassegna. QUI gli scritti di Andrei Kutiš e Massimiliano Palma basati sul recente intervento di Giuseppe Lupo al festival del libro BRak di Bratislava

Di seguito la motivazione del Premio Alassio Centro libri 2016

a Giuseppe Lupo

 

L’albero di stanze è la grande casa verticale che in un paese di una Lucania senza tempo la famiglia Bensalem ha costruito e via via ampliato nel corso di un secolo e lungo l’arco di quattro generazioni per ospitare i suoi numerosi membri dai nomi pittoreschi ed evocativi. Una casa che, come scrive Giuseppe Lupo, è un libro vivente, perché “le pietre sono il libro del mondo”; è un “parlamento di storie” e una “scala verso il cielo”, ma anche un albero genealogico di destini, allegorie, portenti.  Negli ultimi giorni del ‘900 Babele Bensalem, discendente della famiglia e medico a Parigi, torna al paese degli avi per assistere allo smantellamento della vecchia casa e per ascoltare le storie che i muri raccontano, a partire da quella del capostipite Redentore, cavatore di pietre, mugnaio, costruttore e astronomo, che sostiene di discendere da uno dei Re Magi, Balthasar. Le storie dei Bensalem, chiamate a rappresentare l’intera umanità, si intrecciano e si sovrappongono senza posa, secondo il modello orientale delle Mille e una notte, nel tono degli antichi cantastorie, tra reminiscenze bibliche e sogni realissimi, storia e mito, leggende e fantasticherie, culture popolari e momenti sapienziali. La Babele dei linguaggi e delle esperienze si scioglie in un inno alla creatività della vita, al potere salvifico della parola e alla forza delle radici, che ogni generazione è chiamata a reinterpretare. Giuseppe Lupo trasfigura l’epica famigliare in una dimensione lirica dove anche le accensioni più favolose trovano un loro accento di verità umana e poetica, restituendo la letteratura ad una delle sue sfide più fascinose. Una vera epopea contemporanea la cui costruzione, insieme solida e aerea, conferma la forza creativa di un dono affabulatorio davvero speciale.

 

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