AURELIO PICCA, L'ITALIA E' MORTA, IO SONO L'ITALIA, BOMPIANI
Il poeta si trasforma in tutte le motociclette e in una supercar. Scrive questo poemetto che si legge come un racconto che va a trecento all’ora. Un viaggio dentro e sopra il corpo di una donna da amare, venerare, possedere. È bellissima e massacrata; è stuprata e vergine. Contempla tutte le città, l’arte; anticipa lo scandalo di calciopoli; deride e provoca i politici nani e gli assessori cocainomani. Esalta gli antichi guerrieri e disprezza la stupidità dei nostri giorni conformisti. Il poeta “Ducati-Maserati” corre per lo Stivale zozzo di fango e dunque morto. Ma la bellezza dell’Italia risorge come un amore con “il capo biondo, assassina l’anima per soffrire di più e morire di più”. L’Italia è morta, io sono l’Italia è la storia del nostro Paese che si legge in mezz’ora. Provoca e fa ridere. Ti droga senza droga. Ci siamo tutti: dalla A alla Z. Un lavoro unico e raro.
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