Sono mani buone a nulla quelle del vecchio seduto sulla soglia della casa affacciata sul golfo del Tigullio. L’ha abbandonata molti anni prima, ma ora è tornato e culla dentro di sé l’idea di una personale rivincita contro il flusso distruttore del tempo: ricostruire un roccolo, una piattaforma sugli alberi da dove potrà godere l’attimo in cui l’ultimo raggio del sole sprofonda nel mare.
Ferruccio Parazzoli, Il vecchio che guardava tramontare i tramonti, Rizzoli
Secondo stregoni e sciamani, quel raggio conduce in interminabili viaggi l’anima di colui che ne è attraversato. Per questo il vecchio non si arrende di fronte alle difficoltà dell’impresa per un uomo inadatto al lavoro manuale, come reperire gli attrezzi necessari alla costruzione o portare a termine il lavoro nonostante il cancro resinoso che svuota dall’interno i pini del bosco, compreso quello a venti passi da casa, il punto più alto da dove avrà la vista dell’estremo tramonto. Tutti i giorni una bambina appare dal bosco con un fagotto, gli porta cibo e provviste. È l’unica a rompere la solitudine del vecchio, consapevole che stare isolati troppo a lungo può essere pericoloso; del resto egli ricorda bene che su quelle colline si nasconde Maciucia, la strega che seduce gli uomini soli. E mentre il passato si riaffaccia, il vecchio realizza la sua opera a piccole e faticosissime fasi. Ferruccio Parazzoli trasforma queste pagine limpide e intense in una favola moderna che ci racconta il tempo e i suoi inganni.
Questo sito utilizza cookies di profilazione
(anche di soggetti terzi).
Proseguendo nella navigazione del sito
l’utente esprime il proprio consenso all'uso dei cookies.
Per maggiori informazioni si rimanda
all’Informativa Privacy estesa e alla Cookies Policy.