Romanzo e dichiarazione di poetica, agiografia violentemente laica, Gladiatori parla dell’umanità; dell’umanità impazzita; di quell’umanità impazzita che affolla le palestre di pugilato, i palasport. Sudore, sangue, nasi rotti, aspirazione al dolore, la marcia furiosa dei sacchi da boxe, il rullare di corde in uno scantinato: peso e altezza, vittorie e sconfitte sono le misure certe di una verità di carne che fuori dal ring non può essere attinta.
ANTONIO FRANCHINI, GLADIATORI, IL SAGGIATORE
Autore fra i più significativi della letteratura italiana contemporanea per la maestria con cui inocula la finzione nella verità di una presa diretta sul reale, dimostrando così all’inverso il nodo dolorosamente vero di ogni costruzione finzionale, non importa quanto elaborata, quanto formalizzata, Antonio Franchini si accanisce sul proprio stile e rivela l’opprimente insufficienza del linguaggio, in ciò portando alle conseguenze estreme la regressione di certo verismo: è infatti nelle zone in cui il linguaggio si disarticola e il silenzio riempie come magma le fenditure che si inoltra Franchini; nelle zone in cui – di fronte all’uccisione casuale di un pugile – lo stile non può che azzerarsi, la parola ridursi alla fonazione di un cronista, la frase a una voce protesa nel vuoto.
Ring e letteratura questo infatti condividono: sono spazi chiusi, delimitati dalle forze opposte della stilizzazione e della sofferenza, della sconfitta e della vittoria, della farsa in agguato e di un reale sempre inseguito, soltanto sfiorato. La morte resta lì, un passo avanti, estrema eccezione nella lotta, indicibile miraggio per la scrittura.
Gladiatori è l’epica di chi cerca nella liturgia del dolore un antidoto contro la finzione del quotidiano. A svelarlo è questo manufatto imprendibile, che ha nella resistenza a ogni identità la propria identità; un manufatto affidato a materiali difformi, a stralci di giornale e interviste, a lunghi frammenti pensosi che si sciolgono in aforismi improvvisi. Come un muro a secco fragile, fuori dal tempo, ostinatamente durevole.
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