Un romanzo potente, che parla dell'incapacità di trovare una misura di sopportazione della realtà in cui a volte non ci riconosciamo più.
«Un romanzo della disperazione metropolitana sorprendentemente tenero e crudele: Rizzo è un mostro umano, un carnefice che suscita pena e pietà; è il protagonista di una tragedia irresolubile che ci riguarda perché ci sta attorno» – Cesare De Michelis
«Il primo, vero, sofferto per conoscenza diretta, perciò potente romanzo psichico che ci abbia dato un autore italiano del Dopoguerra» – Alberto Bevilacqua
Una vita come altre, quella di Rizzo, immigrato dal sud in una città del nord, grigia e anonima. Un'esistenza di profonda solitudine che cresce a dismisura fino a sfociare in una spirale di morti annunciate. La claustrofilia del protagonista è figlia del rifiuto di aprirsi agli altri, e Rizzo dall'osservatorio privilegiato del suo divano cova rancori che diventeranno odi e si crogiola nell'ossessione tassonomica della raccolta di ritagli di cronaca nera. Fino a sprofondare sempre più in se stesso, nel buio della malattia dell'anima. L'azzurro, troppo azzurro della canzone di Paolo Conte è non solo colonna sonora delle sue azioni ma anelito, bisogno disperato di evadere dal nero della quotidianità e delle relazioni che Rizzo non si è saputo coltivare. Un romanzo potente, che parla dell'incapacità di trovare una misura di sopportazione della realtà in cui a volte non ci riconosciamo più.
Questo sito utilizza cookies di profilazione
(anche di soggetti terzi).
Proseguendo nella navigazione del sito
l’utente esprime il proprio consenso all'uso dei cookies.
Per maggiori informazioni si rimanda
all’Informativa Privacy estesa e alla Cookies Policy.