Sergio Grea racconta in un romanzo il Corno d'Africa così come lo ha conosciuto da manager e mescola con maestria vari ingredienti.
I signori della sete. L'Africa da thriller
di SILVANA MAZZOCCHI
Qualche decennio fa, in Africa, il valore dell'acqua era quasi pari a quello dell'oro e, per il controllo di una sola pozzanghera, si poteva perfino arrivare ad uccidere. Sergio Grea, nato a Genova ma milanese di adozione, è stato in quella terra e in quell'epoca un manager importante nel settore petrolifero. E oggi, con il suo thriller I signori della sete, in libreria per Piemme, ci consegna una storia verosimile ambientata nel duro e magnifico Corno D'Africa degli anni Sessanta che tiene inchiodati alla lettura fino all'ultima pagina. Scrittore d'esperienza (suoi
Vorrei che fosse domani
e
Saigon, addio
) Grea riesce a intrecciare con maestria scenari diversi: gli intrighi industriali che animano la ricca San Francisco e gli oscuri complotti che prendono forma nella miseria imperante in quel pezzo d'Africa, flagellato dal clima e dall'arsura. Mentre, sullo sfondo, si scontrano le forze locali e tribali in un affollato carosello di trappole e misteri.
Molto ben raccontati i personaggi: Nic Morgan, dolente ma concreto protagonista del romanzo e Thomas Varkianos, enigmatico mediatore d'affari dall'ambiguo comportamento, la bella Grazia, tenera ragazza che si trova laggiù con Theresa Bader, un'esperta che si occupa di ricerche geotermiche... Delitti, minacce, imboscate e un paesaggio aspro e mozzafiato. E una storia d'amore che regala, al giallo di respiro internazionale, anche una bella dose di estivo ottimismo.
Il suo libro è una storia di intrighi e di petrolio. Ne racconti la trama in poche righe.
La storia è ambientata sul finire degli anni Sessanta tra il Corno d'Africa, dove si svolge gran parte della vicenda, e San Francisco dove ha sede la
multinazionale petrolifera OERP di cui Nic Morgan, il protagonisa, è uno dei vicepresidenti. Nic, che non si è ancora ripreso dalla morte della moglie e dall'avere scoperto che lei lo tradiva, viene inviato a Gibuti e Addis Abeba per avviare l'espansione della OERP in un territorio crudele e desertico, tormentato dalle rivalità tribali e religiose e dal dramma della siccità. Alla OERP c'è chi lo sostiene e chi lo odia e Nic, nell'affrontare le difficoltà della sua missione, deve guardarsi le spalle da chi vuole il suo fallimento. I personaggi con cui deve confrontarsi nel Corno d'Africa, ambigui o corretti che siano, sono comunque difficili e imprevedibili per un occidentale, che tra l'altro, oltre alla feroce lotta politica e tribale ed alla corruzione, deve affrontare un problema per il quale non è preparato: la lotta mortale tra i signori della sete che si arricchiscono sull'eterno dramma di quelle terre, la mancanza d'acqua, e che non esiteranno a uccidere. E anche Nic rischierà la vita.
Lei conosce quelle terre?
Sì, conosco molto bene gran parte dell'Africa, e in particolare il Corno d'Africa dove ho vissuto e lavorato per cinque anni all'epoca del fatti raccontati nel romanzo. Quei cinque anni li ho passati (avevo moglie e due bambini con me) tra Gibuti e Addis Abeba. Lavoravo per una grande multinazionale europea che mi aveva inviato laggiù in vista dell'importanza che quell'area avrebbe assunto per il mondo del petrolio e dell'energia dopo l'allora recente caduta del colonialismo inglese (Aden 1966) e quella prevedibile francese (Gibuti 1967). Molti dei personaggi che si incontrano nel libro hanno per me un volto e talvolta anche un nome, e pure se la storia narrata è di pura fantasia, non lo sono né i fatti drammatici nel cui contesto la vicenda di Nic si svolge, né i luoghi di orrida ma indimenticabile e tragica bellezza in cui Nic viene catapultato, e nei quali rischierà di perdersi. Ho scritto questa storia per fare vivere, in chi desidera conoscerla, un'Africa di cui non ci si è mai occupati molto, e che pure ha una grande storia e una tragica attualità, come è dimostrato sia dalla guerra di oggi tra gli integralisti islamici e Mogadiscio e Addis Abeba, sia dalle prepotenze dei signori della pirateria.
Lei è stato un manager, I signori della sete contiene qualche traccia autobiografica?
Sì, certamente c'è nel romanzo molto di autobiografico. Anch'io come Nic ero stato inviato nel Corno d'Africa molto giovane, e pure se non ho incontrato le sue difficoltà ho avuto anch'io le mie esperienze non facili, come la zagaglia che a Gibuti mi passò a poco più di un metro dalla testa per mano di un
malgascio messo su da un europeo che voleva il mio posto, o dai morti che bloccavano la porta di casa quando la Legione Straniera decideva di "calmare" gli animi. A Addis Abeba ho avuto poi la grande esperienza di parlare a tu per tu col Negus, così come fa Nic nel romanzo, e anche questo fatto mi è indimenticabile. Ci sono poi state altre esperienze, come le 24 ore di viaggio sullo storico trenino che dai 40 e più gradi di una Gibuti uccisa dal sole e da un caldo Oceano Indiano sale fino alle nuvole e alle grandi pioggie dei 2800 metri di Addis Abeba, oppure gli incontri con i notabili del luogo, oppure ancora i voli su aeroplanini di cartone nel cuore bruciante del Corno d'Africa e dei grandi laghi salati dell'interno. Tutte esperienze, con altre, che ho amato rivivere con Nic.
fonte:
repubblica.it
Questo sito utilizza cookies di profilazione
(anche di soggetti terzi).
Proseguendo nella navigazione del sito
l’utente esprime il proprio consenso all'uso dei cookies.
Per maggiori informazioni si rimanda
all’Informativa Privacy estesa e alla Cookies Policy.