Viaggio nell'ossessione del cibo: un'intervista a FAUSTO MANARA sul suo ultimo libro, CON GLI OCCHI DEI FIGLI

 
Viaggio nell'ossessione del cibo: un'intervista a FAUSTO MANARA sul suo ultimo libro, CON GLI OCCHI DEI FIGLI

Dallo psicoterapeuta Fausto Manara un libro sull'anoressia e sulla dittatura dell'apparenza
"Attenti ai segnali dei ragazzi"
Non solo donne: in preoccupante aumento anche i casi fra gli uomini
di SILVANA MAZZOCCHI


Anoressia, bulimia. Una ragazza su dieci tra i 14 e i 25 anni ne soffre e i disturbi dell'alimentazione si stanno ormai diffondendo anche tra i maschi, pronti a tutto per conquistare un fisico perfetto. Una vera e propria epidemia che colpisce chi, pur di essere bello e vincente, crede ( e a torto) di potersi plasmare fino a farsi del male. Molto male.

Come intervenire di fronte a dati così allarmanti che riguardano un esercito di giovani e di giovanissimi? Che cosa possono fare i genitori degli adolescenti a rischio?

"E' necessario guardare questi ragazzi soprattutto con i loro occhi", avverte Fausto Manara, psicoterapeuta e professore di psichiatria alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Brescia, città dove vive e lavora. E Con gli occhi dei figli, s'intitola il suo ultimo libro, appena uscito per Sperling&Kupfer, dedicato a coloro che vogliono imparare a interpretare "il muto linguaggio dei sintomi" per aiutare una figlia che si abbuffa o che rifiuta il cibo per inseguire l'agognata magrezza, una mèta che nasconde angosce e solitudine profonde.
La sfida è ridisegnare i rapporti all'interno della famiglia e riuscire a individuare i bisogni dei propri figli per dare loro l'indispensabile sostegno".

Professor Manara, perché tante ragazze (ma anche ragazzi) si ammalano?
"Non c'è dubbio, viviamo in una società e in una cultura che ormai privilegia molto più l'apparire all'essere. I giovani sono così immersi in un clima nel quale respirano tutti i giorni il richiamo a essere belli, vincenti e a perseguire il successo. Le sollecitazioni dei media in queste direzioni sono martellanti e, per le ragazze, l'ideale di bellezza, omologato a quello di magrezza, è in primo piano. Di fronte agli strumenti deboli che molti giovani hanno a disposizione nel proprio bagaglio emotivo e psicologico, l'adesione a quei modelli appare loro la scorciatoia utile per sentirsi più proponibili e accettabili.

E' a partire da questo che il cibo e il corpo si trasformano in bersagli per la patologia, ma soprattutto in strumenti per esprimere l'impossibilità di trovare alternative per dichiarare di esserci e di raccogliere attenzione. Tante ragazze (e ragazzi) finiscono quindi per ammalarsi. Lo fanno per dare un segno di sé, tanto che è con i loro sintomi che cercano disperatamente di parlare con i loro genitori, visto che non sentono percorribili altri canali di dialogo. I disturbi dell'alimentazione sono perciò il crocevia di una serie di difficoltà che si presentano ai giovani d'oggi: dalle ricadute dei miti effimeri della nostra epoca, alla patologia delle relazioni famigliari, alle esperienze traumatiche vissute nel corso della crescita, alle aspettative troppo grandi di cui si sentono fatti oggetto. E' per tutto ciò che i disturbi dell'alimentazione si sono trasformati in una vera epidemia, colpendo una ragazza su dieci tra i 14 e i 25 anni con sfumature patologiche da lievi a molto gravi e una su dieci con una gravità che necessita cure specialistiche e intensive. Anche i maschi ne sono colpiti, ma con un rapporto di uno a dieci a confronto delle femmine. Per loro si stanno tuttavia affacciando all'orizzonte altri disturbi, come per esempio la "reverse anorexia" (l'anoressia al contrario), che si manifesta in quei giovani ossessionati dalla palestra e dalla necessità di dare alla propria muscolatura una forma perfetta, ideale, che proprio perché tale, non hanno mai la sensazione di raggiungere e per la quale sacrificano molti altri piaceri della vita, dedicandosi a diete specifiche e ripetitive e anche all'uso di farmaci per raggiungere il loro inutile "sogno".

Come riconoscere i primi sintomi?
"Per capire che un ragazzo vive una condizione di disagio emotivo, basterebbe prestargli la dovuta cura. Se così fosse, potrebbero essere individuati i primi segnali dell'insorgere di un disturbo dell'alimentazione. Per esempio, non dovrebbe essere mai sottovalutato il comportamento di un figlio che inizia a prestare un'attenzione eccessiva a quel che mangia, fino a trasformare la dieta in una sorta di fede. E' in questo modo che si instaura quella "mentalità da dieta" che avrà come conseguenza inevitabile la restrizione alimentare. Ma non sono solo i segnali alimentari a far temere l'anoressia, dato che tanti altri se ne possono scorgere nella vita dell'adolescente: l'eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo mai vissuti con serenità e invece motivo di continua critica e insoddisfazione; i rapidi cambiamenti dell'umore e l'irritabilità; i sintomi depressivi, come la perdita del desiderio per le amicizie e gli svaghi; i rituali ossessivi, come il lavarsi troppo spesso le mani, la necessità di un ordine perfetto e sempre secondo i medesimi schemi; un'ossessiva esigenza di mantenere un rendimento scolastico a livelli molto alti; l'eccesso di attività fisica".

"Ma altri segnali possono indicare precocemente la presenza di bulimia: una persona che mangia molto, ma non aumenta di peso e magari si alza da tavola per andare in bagno dopo il pasto. Come pure, se vi fosse un'attenzione utile a quel che accade in casa, non sarebbe difficile cogliere uno strano odore acre in bagno. Ma, ancora una volta, i veri primi segnali stanno nel disagio psicologico che inevitabilmente è associato ai comportamenti alimentari patologici e che ne sono la vera causa".

Che cosa possono fare i genitori?
"Possono fare molto, purché comincino a guardare il mondo con gli occhi dei figli. Devono cioè rivolgere la propria attenzione alle loro prospettive: ai loro progetti, sogni, ma anche, e soprattutto, alle loro difficoltà e mancanza di autostima. Se i genitori hanno sempre responsabilità nei problemi psicologici dei figli, non per questo si devono però mettere sul banco degli imputati senza dare loro una prova di appello. Proprio questa è nelle loro possibilità, purché entrino nella consapevolezza che possono essere ancora gli artefici del recupero dei loro ragazzi (e ragazze) a una vita più qualitativa. Possono essere, oltretutto, gli alleati fondamentali degli specialisti per la cura dei disturbi dell'alimentazione nel recupero da queste gravi patologie. Per fare ciò, in primo luogo occorre che considerino quanto i sintomi dei figli non sono che la punta dell'iceberg di una condizione che ha radici molto più profonde. E' a queste che va posta attenzione e non tanto a quello che una ragazza (o un ragazzo) mangia o non mangia. E' un occhio di riguardo al suo valore, un atteggiamento costante di valorizzazione, una vera cura e non l'iperprotezione, che possono aiutare i figli a costruire un'immagine interiore di sé su cui trovare appoggio per far fronte ai falsi miti del tempo in cui vivono. Insomma, i genitori possono fare molto, in ogni epoca della vita dei figli per aiutarli a organizzare gli anticorpi per non essere contaminati dalle tossine sparse a piene mani dai modelli dominanti".

Fausto Manara, Con gli occhi dei figli, Sperling&Kupfer
Pag. 210, euro 16
(FONTE: Repubblica Web, 17 novembre 2008)

Pubblicato il 09/02/2010
 
© Copyright 2018 Grandi & Associati - Credits - Privacy Policy - Cookies Policy

Grandi & Associati

Agenzia Letteraria

Questo sito utilizza cookies di profilazione
(anche di soggetti terzi).
Proseguendo nella navigazione del sito
l’utente esprime il proprio consenso all'uso dei cookies.

Per maggiori informazioni si rimanda
all’Informativa Privacy estesa e alla Cookies Policy.