roberto anzani: dopo i deserti di "mari di sabbia", ci spieghi il motivo di una scelta così singolare e coraggiosa come quella di fotografare il vento?
patrizia traverso: sono nata in una città di mare, per cui il vento è un elemento non solo familiare, ma costitutivo, indispensabile. Mi succedeva da bambina, e continua a succedere tuttora, aspettavo che il vento si portasse via la maccaia per sentire la pelle, e anche la mente, più asciutta e pulita, per ritrovare leggerezza, buonumore, energia fisica e spirituale. La sensazione del vento sulla faccia è quella che descrive con più precisione la mia idea di libertà. Mi piace fermarmi ad ascoltare il dialogo tra il vento e il mare e riconoscere la musicalità delle vibrazioni emesse dalle cose toccate dal vento. Queste le pulsioni iniziali – antiche, corporee, quasi istintive – che hanno fatto del vento il soggetto della mia ricerca fotografica.
roberto anzani: mi permetto di insistere, scelta non facile quella di fotografare un elemento impalpabile come il vento...
patrizia traverso: può darsi, ma Venti sunt corpora caeca, i venti sono corpi invisibili, scriveva Lucrezio nel De rerum natura, e né gli scienziati né i poeti né i filosofi nei successivi duemila anni sono riusciti a definire meglio il più enigmatico e affascinante dei fenomeni naturali. Il vento, nonostante la sua immaterialità, esiste, non lo puoi toccare ma c’è, non puoi ignorarlo, né puoi farne a meno, non sai da dove venga né dove vada. Concetti che possono scuotere le convinzioni razionali più radicate, far girare la testa come e più di una nottata di stelle d’estate, portare a un passo dalla vertigine. Se è impossibile afferrarlo con la mente, devo essermi detta, posso cercare di fotografarlo, come si prova a fare con gli ufo, con i fantasmi o con i miracoli, nel tentativo di dimostrare la loro esistenza sensibile.
roberto anzani: vento impalbabile, sì, ma anche sfuggente...
patrizia traverso: sì, il vento è sfuggente, ha natura irrequieta, è instabile, capriccioso, a volte anche drammaticamente violento, ma questa è un’altra storia, lontana dal mio Buon vento, gentile e leggero, più Zefiro che Borea, ma ha una sua coerenza, è caotico ma non casuale, costante e mutevole insieme. I miti sul vento sono comuni a culture molto lontane fra loro, e aggiunge mistero al mistero scoprire che ovunque la gente abbia credenze simili su qualcosa di intangibile per definizione.
patrizia traverso, Buonvento, Sperling & Kupfer
roberto anzani appare per gentile concessione di photo of the world