Quando sono arrivata – dalle valli di Cuneo come lui – erano già usciti i suoi primi due romanzi nel primo dei quali un mansueto maremmano dal nome greco Dromos (vedi
“Un delitto fatto in casa”, Marsilio 1996
) andava a spasso tra Toscana, Piemonte e Costa Azzurra – me non mi porta mai da nessuna parte perché dice che in macchina sono noiosa - con l’amico del cuore di Gianni, Sebastiano Guarienti. Ma nel romanzo compariva pure una gatta nizzarda che, con rara fantasia, Sebastiano aveva chiamato Nizza, pensa tu.
Si è poi passati a
“L’isola che brucia” (ancora Marsilio 1997)
e pure lì, sotto il fremente vulcano di Stromboli, Gianni ci ha piazzato il gattone Prospero (che si fosse montato la testa con “La tempesta”?), una micia zoppa mi pare senza nome e, lei sì, più vera del vero, l’adorata e indimenticabile cagnina isolana bianca e nera Patù. (eccola qui riprodotta sulla terrazza strombolana di Casa Warka. Quello di sinistra si chiama Cico ed è un bonaccione un tantinello troppo rumoroso. Inoltre, nel romanzo, compaiono, al seguito di una principessa palermitana, anche altri due aristocraticissimi cagnotti, Romanov e Hohenzollern (in famiglia Romy e Holly), un geco appostato sotto la bougainville e persino una squadra di pulci in spiaggia. E per questo romanzo basta così.
E siamo al terzo, questa volta in una nebbiosa Torino di gennaio:
“Lampi nella nebbia” (Marsilio 2000)
.
Dunque, qui, oltre a un cagnetto /a dal sesso incerto e dal nome
altrettanto ambiguo di Désirée (Da una poltrona vicino alla finestra un
cagnetto variamente chiazzato drizza un orecchio. La Ramasco si volta,
sorride: "Buona Désirée, tra un minuto usciamo. "Désirée scende dalla
poltrona, drizza la coda rivelando la sua natura inequivocabilmente,
concretamente maschile.)
Bene, non contento di questa
stravaganza – lui è un campione! - oltre al cagnetto /a, e con la scusa
che la vicenda si dipana a fine gennaio nei giorni più freddi dell’anno
detti “i giorni della merla”, ci ha messo pure una merla (prima bianca
e poi nera come vuole la leggenda) con tanto di piccoli nel nido.
Bestiale!
Ma intanto già cogitava il quinto romanzo,
“Prima di morire” (Mondadori 2004)
nel quale riesplode la mania animalista. Siamo al delirio: la casa di campagna nelle Langhe dove si svolge l’intera vicenda si chiama addirittura “La Cagnalupa”. Non so se mi spiego.
Io francamente non mi do pace. Questa casa (la nostra casa) si è trasformata negli anni in un serraglio, uno zoo, una babele di versi e suoni. Lui (e pure Massimiliano) mi tengono a bada con croccantini e vari manicaretti (ma non crediate siano dei gran cuochi, più che altro pasticciano col microonde), ma io sono preoccupatissima per le vendite: “Sei una bestia!”, ripeto a Gianni. E lui tutto contento mette su un dvd del National Geographic e se la gode un mondo pensando – lo conosco, ah se lo conosco! – al prossimo romanzo e alle bestialità che ci ficcherà dentro.
Ma io lo amo, questo è il punto.
Vostra Anna (Nini)
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