"Immune al fascino dell’epica sentimentale, sostenitore dell’ellitticità espressiva di Dashiell Hammett e Jean-Patrick Manchette, Evangelisti applica questi stessi criteri al genere del “cappa e spada”, liquidando l’onore, gli ideali e le maniere del romanticismo salgariano. Al contempo Veracruz “cannoneggia da babordo” le tesi storiografiche che dipingono le ciurme corsare come un esempio ante litteram di comunitarismo libertario."
Tommaso De Lorenzis, L'Unità
Chi ha detto che l'inferno abbia colori cupi? Isolette suggestive, mari cristallini, sabbie bianchissime, città costiere protette da banchi di corallo... Siamo nel 1683, due anni prima degli eventi narrati in
Tortuga
. Il cavaliere Michel de Grammont, ultimo leggendario capo dei Fratelli della Costa che infestano il mar dei Caraibi, propone ai compagni un'idea folle: conquistare e saccheggiare Veracruz, la città più importante della Nuova Spagna, giudicata imprendibile. Un'impresa condannata anche da quella corona di Francia di cui i pirati si dicono gli agenti, che ha firmato con gli spagnoli un effimero trattato di pace. Prende il largo dall'isola di Roatàn la flotta più imponente che abbia solcato le acque centroamericane. Uomini spericolati, cinici, rotti a ogni crudeltà. Se esiste un ideale, è di arricchirsi in fretta e sperperare tutto nei pochi anni di vita che rimangono. Un quadro dei Fratelli della Costa al tempo stesso crudamente realistico e oggettivamente pittoresco, ma documentato con serietà. Quasi l'antitesi del romanticismo salgariano, e dell'abbondante saggistica che ha letto l'epopea dei pirati della Tortuga in chiave di rivolta libertaria.
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