Eraldo Affinati, con BERLIN (Rizzoli) ha vinto il Superflaiano 2009. Lo scrittore italiano si è affermato con 56 voti sugli altri quattro finalistI, Aharon Appelfeld con “Paesaggio con bambina” 30 voti (Guanda), Amelie Nothomb con “Causa di forza maggiore” 21 voti (Voland), Hanif Kureishi con “Ho qualcosa da dirti” 31 voti (Bompiani) e Boris Pahor con “Qui è vietato parlare” 46 voti (Fazi), il secondo autore più votato. Il voto è stato espresso da 200 lettori italiani e stranieri e dai componenti della giuria letteraria presieduta da Jacqueline Risset. I Premi per l’italianistica sono andati a Stefano Fogelberg Rota (Svezia), Margherita Heyer-Caput (Usa) e Tian Shigang (Cina).
La consegna dei premi avra luogo
domenica 12 luglio
sera al teatro d’Annunzio di Pescara.
Questa, invece, la motivazione del premio Recanati:
Con BERLIN, il ritratto impossibile di un camaleonte: una città che sembra più vera di quella autentica, ma è fantastica come una leggenda, Affinati ha risolto le sue radicate tensioni etiche e civili – tra le più assolute e coraggiose della narrativa italiana contemporanea –, adottando una struttura di straordinaria efficacia e originalità: nel far parlare e raccontare luoghi, monumenti e personaggi di una città per tanti versi emblematica come Berlino, tragedie e orrori del per l’oggi e per l’avvenire.
ERALDO AFFINATI, BERLIN, RIZZOLI
La Berlino di questo libro non conosce confini, né geografici, né storici. Parlano le statue, il Muro, i grattacieli, le stazioni, le vie, le piazze, i morti, i vivi. Parlano Jesse Owens, Vladimir Nabokov, Rosa Luxemburg, Franz Kafka, Marlene Dietrich, le aquile del Terzo Reich e la Madonna del Botticelli. Apre la Dea della Vittoria che stringe la lancia aspirando i profumi del Tiergarten; chiude Albert Einstein, il cui genio sembra scintillare nello sguardo rapido di un ragazzine in bicicletta. Eraldo Affinati scende nei bunker sotterranei, nuota nelle piscine pubbliche, corre in BMW, sorride ai fantasmi, si perde in periferia, ritrova il sentimento italiano nei quadri della Gemäldegalerie e nelle canzoni di Mia Martini. Si rivolge a Marx ed Engels. Ammira gli studenti della Biblioteca Nazionale. Riflette nella Stanza del silenzio. Ci racconta degli Hohenzollern e delle giovani reclute morte sulle alture di Seelow per difendere Hitler. Fa amicizia coi venditori di Kebab. Segue gli ultimi sopravvissuti dei lager. Ascolta i piloti della Luftwaffe, le prostitute dell'Artemis, i calciatori corrotti della Dynamo, le gracchie che volano sugli stabilimenti dismessi della Sprea, perfino le birre tracannate sui banconi delle Kneipen. Alla fine ci consegna il ritratto impossibile di un camaleonte: una città che sembra più vera di quella autentica, ma è fantastica come una leggenda.